E’ il 15 aprile 1874 e a Parigi, nello studio del fotografo Nadar si apre un’esposizione, a cui partecipano 30 artisti con 165 opere. Monet espone 5 quadri, tra cui Impression, soleil levant; Pissarro presenta 5 tele, Cezanne 3, Degas 10, Renoir 5, Sisley 5; anche Armand Guillaumin è presente con 3 opere.
Ma cosa è rimasto oggi di quella prima esposizione? Cosa evoca nella nostra mente la parola Impressionismo? Le danzatrici di Degas, l’acqua di Monet, i ritratti di Renoir, i paesaggi di Sisley e Pissarro, persino – impropriamente - i girasoli di Van Gogh e le donne di Tahiti di Gauguin, che si avvicinarono al gruppo solo molto più tardi.
Armand Guillaumin invece, pur partecipando a sei delle otto esposizioni impressioniste e condividendo appieno tutte le esperienze e le teorie del gruppo che si riuniva al caffè Guerbois, è poco conosciuto al pubblico. Come mai un pittore di cui Cezanne diceva "...E’ un artista di grande avvenire ... che io amo molto" e Van Gogh "...credo che come artista Guillaumin abbia idee migliori degli altri e che se tutti gli altri fossero come lui produrrebbero delle buone cose..." è rimasto nell’ombra?
La rassegna ospitata a Palazzo Bricherasio vuole mettere in luce il lavoro di questo maestro che rimase sempre fedele ai principi di base dell’impressionismo e indagare sui motivi della sua scarsa notorietà.
Il percorso si apre con una visione della Parigi del 1874 per contestualizzare la famosa prima esposizione impressionista e prosegue con un'ampia raccolta delle opere più importanti di Armand Guillaumin comparate con alcuni lavori dei pittori che condivisero e popolarono con lui la scena artistica francese della seconda metà dell’Ottocento; vere e proprie parentesi su Cézanne, Renoir, Pissarro, Monet, Sisley, Morisot, forniranno al visitatore un'importante chiave di lettura e gli permetteranno di verificare quali erano i legami o le profonde differenze tra i vari autori.
La mostra intende dare al visitatore gli strumenti necessari per rispondere a tale quesito e per ridare la giusta luminosità ad un artista che, al di là di ogni classificazione, seppe portare avanti la sua idea di pittura.