Note biografiche dell'ArtistaBIOGRAFIA Nato a Fondo nel 1892, Fortunato Depero si trasferisce con la famiglia a Rovereto dove frequenta la Scuola Reale Elisabettina, un istituto di arti applicate. Si dedicò giovanissimo al disegno e tra il 1907 e il 1913 realizzò opere vicine all'espressionismo. Nel dicembre del 1913 si trasferisce a Roma, dove conosce Balla, Marinetti, Cangiullo, Sprovieri. Verso la fine del 14 è ufficialmente ammesso all’interno del gruppo dei pittori e scultori futuristi e l’11 marzo 1915 lancia con Balla il "Manifesto della ricostruzione futurista dell'universo", che apre una nuova stagione del Futurismo, propugnando il superamento delle arti tradizionali verso un maggior coinvolgimento dell'arte nella vita. Nel 1916 Diaghilev gli commissiona scenografia e costumi per il balletto "Le chant du rossignol" di Igor Stravinskij. La scena progettata rappresenta una grande flora fantastica, i costumi sono pensati come corazze composte da elementi geometrici. Il balletto purtroppo non verrà rappresentato, fallendo l'intesa con Diaghilev. L'artista trae ugualmente profitto dall'esperienza e crea in seguito con lo scrittore svizzero Gilbert Clavel i "Balli plastici", che vanno in scena nel 1918 a Roma: si tratta di una "favola meccanica" con marionette. Dal sodalizio tra i due nascerà il libro "Un istituto per suicidi", con copertina e illustrazioni di Depero. Nel 1919 torna a Rovereto, dove fonda la "Casa d'arte Depero", un laboratorio in cui vengono prodotti arazzi, cuscini, mobili, oggetti d'arte applicata, sculture, giocattoli e collages. Le "case d'arte" fin dai primi anni del Novecento, furono luoghi di elaborazione, esposizione e vendita delle opere, sull'esempio della casa-atelier fondata a Londra da William Morris nel 1861, che univa appunto arte e mestiere. Negli anni del dopoguerra Depero diventa una figura chiave del secondo futurismo; le sue opere in questo periodo sono caratterizzate da un geometrismo spigoloso e dalla presenza di figure- automi in cui il manichino metafisico si coniuga alla macchina futurista. Sponsorizzato dalla Dinamo-Azari di Milano, nel 1927 pubblica il libro imbullonato "Depero Futurista, uno dei più importanti libri d'avanguardia del mondo". Si tratta di un'edizione autopubblicitaria, concepita dall'artista per divulgare l'attività del suo laboratorio: nelle sue pagine, tenute insieme da due grossi bulloni d’acciaio, si trovano riproduzioni di quadri, arazzi, disegni e progetti. Dal 1928 al 1930 è a New York dove si occupa di grafica pubblicitaria e di illustrazione. Da questo soggiorno trae ispirazione per concepire il manifesto "Il futurismo e l'arte pubblicitaria", in cui la reclame viene elevata al rango di arte a tutti gli effetti, indicata come "arte viva, destinata alle masse, non isolata nei musei". Grazie alla sua tecnica pittorica, eccezionale per originalità, e sempre in evidenza per il suo iperattivismo (scenografie teatrali, arazzi, poesie, colonne sonore, progetti architettonici), Depero si qualifica come uno dei maggiori talenti artistici italiani di questo secolo. Notevole è stata la collaborazione con la Campari che però, nonostante la consistente quantità di bozzetti e illustrazioni per riviste, non sfociò mai nella realizzazione di manifesti pubblicitari stampati. Dal 1933, al ritorno dall'America, Depero fa uscire la rivista mensile "Dinamo". Poco dopo, con le "Liriche radiofoniche", affronta una forma di poesia che rappresenta il superamento dell'onomalingua, linguaggio irrazionale delle forze della natura. Nel 1940 pubblica la sua monumentale autobiografia, Fortunato Depero nella vita e nelle opere. L’anno seguente esegue un grande mosaico all’Eur di Roma per l’esposizione "E42", quindi si ritira nella quiete alpestre di Serrada sino alla conclusione del secondo conflitto mondiale. Nel dopoguerra ritenta la carta americana dove si trattiene per due anni dal 1947 al 49: qui cerca di pubblicizzare un nuovo materiale da lui utilizzato, il buxus, e allestisce due mostre personali. Al rientro inizia la sua polemica contro la critica per una lettura a tutto campo del futurismo, realizza il grande allestimento e l’arredo della sala del consiglio provinciale di Trento e dà l’avvio alla fondazione del suo museo. Nel 1957, tre anni prima della sua morte, in collaborazione con il comune di Rovereto, concretizza la galleria Permanente e museo Depero, istituzione che oggi conta più di diecimila testimonianze tra dipinti, disegni e manoscritti, oltre ad una ricca biblioteca sul futurismo. Testo curato dall'Ufficio Stampa Fondazione Palazzo Bricherasio |