Sabato 20 dicembre 2003 ore 17 inaugurazione della mostra che rimarrà aperta fino al 2 gennaio 2004, orari: 10-12 / 16.19
Dopo la personale tenuta a Venezia, alla galleria d’Arte III Millennio, in novembre e la collettiva inaugurata alla galleria Mentana di Firenze il 6 dicembre, ecco De Giovanni all’annuale appuntamento di "Sutta Le Capanne Du Ripa" a Specchia, con un riepilogo della sua attività annuale, in una mostra che è un momento magico e che ci introduce con decisione nel mondo del colore.
Gialli, rossi, verdi, azzurri violetti si amalgamano in un miscuglio, pensato, di toni e sfumature, in atmosfere di suggestiva e inusitata bellezza. Paesaggi, fiori, simboli si animano di emozioni struggenti in dipinti dove vorticose pennellate, cariche di colore, inseguono i capricci della luce.
Nelle opere dell’artista tutto sembra muoversi come sotto l’effetto del soffio di una brezza che cambia costantemente direzione. Un turbinio di tocchi, macchie o campiture di colore racchiude tutta la sensibilità dell’autore , il suo modo di vivere la pittura, di vedere il mondo e di estrinsecare i propri sentimenti.
La natura lo attrae e lo coinvolge incuriosendolo in tutti i momenti del suo essere e lui, grato, da essa coglie a piene mani sognandola e rappresentandola, sempre bella ed incontaminata, nei luoghi dove i danni della società attuale non sono visibili.
La nascita di un fiore, dai colori ancora tenui e indefiniti, la sua crescita con l’esplosione di vivaci cromie, il suo declino e la sua morte con tinte brune e sbiadite, ma sempre ricche di comunicativa sono i suoi soggetti preferiti. La mediazione pittorica ci dona l’interiorità dell’artista fatta di delicatezza, malinconia, sentimenti veri e gioia di vivere.
Le opere naturalistiche al primo impatto sembrano un sorriso ma osservandole attentamente si scoprono dei fiori appassiti che hanno perso petali e foglie ma che ancora regalano, tristemente, dei bellissimi colori: ocra, rosa, rossi, viola, azzurri, marron e grigi. In questi fiori secchi, benché non ci sia più la gioia vitale, si continua a suonare l’armonia di una musica sempre coinvolgente, ma, che via via si fa più flebile ed espressiva . Nelle opere di questo artista l’equilibrio cromatico è intensificato da note di colore date con pennellate incisive e graffianti che esaltano il significato delle composizioni.
Per trovare la rabbia contestatrice di De Giovanni sessantottino e il suo dissenso per l’arroganza e la forza del potere bisogna soffermarsi sui jeans, emblema del duro lavoro e della contestazione. In queste opere segni e colori sono un urlo contro le ingiustizie, lo sfruttamento di esseri umani, le violenze perpetrate ai danni dei più deboli, le guerre.
Un urlo nel vuoto desolante della consapevolezza che si possa essere ancora sordi, per non sentire il dolore di chi soffre, di chi è sfruttato e deriso, di chi è solo senza speranza.
In queste opere, i segni diventati simboli concorrono ad un corale grido di richiesta di aiuto, libertà , vita, si ritrovano le tragedie del nostro tempo. I jeans vecchi e logori, dipinti con tecnica mista, continuano il racconto dei loro ricordi, ancora oggi brucianti, per i sogni sessantottini disattesi.
Comunicato stampa segnalato da Rosa F. Murgia