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ANDRÉ DERAIN

24 settembre 2006 – 7 gennaio 2007

ANDRÉ DERAIN Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 24 settembre 2006 – 7 gennaio 2007

Quest'autunno, a Palazzo dei Diamanti, una retrospettiva dedicata ad André Derain (1880-1954) è l’occasione per riscoprire una figura chiave nella storia dell’arte moderna. Pioniere delle più audaci avanguardie artistiche del primo Novecento, dal fauvisme al cubismo, precursore del classicismo degli anni Venti e Trenta, Derain è stato celebrato nei primi decenni del secolo scorso come uno dei massimi artisti viventi, al pari di Matisse e Picasso.

La sua fortuna è, invece, tramontata dopo la seconda guerra mondiale, in parte a causa dell’atteggiamento controverso durante l’occupazione tedesca, in parte a causa dell’orientamento modernista e anticlassicista che ha attraversato la vita culturale del dopoguerra. Pertanto, per lungo tempo la sua opera è rimasta poco studiata e di rado presentata al pubblico. Solo di recente alcune pubblicazioni scientifiche e una serie di importanti rassegne internazionali hanno riacceso l’interesse su Derain, restituendogli il suo posto tra i grandi maestri del Novecento.

In Italia, dove soggiornò nel 1921, Carlo Carrà riconobbe in lui un profondo conoscitore della cultura figurativa italiana. Fin dagli esordi Derain aveva infatti affiancato la più ardita sperimentazione formale allo studio appassionato dei maestri antichi, tracciando una strada che ebbe grande seguito in tutta Europa e anche in Italia. Ciononostante, pochissime mostre gli hanno reso omaggio nel nostro paese.

Questa rassegna, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen e curata da Isabelle Monod-Fontaine, è la prima retrospettiva dedicata in Italia a Derain da trent’anni a questa parte. Il generoso concorso di alcuni tra i maggiori musei del mondo ha permesso di ricostruire le diverse fasi del suo percorso creativo, dal 1899 alla data della sua morte.

La selezione di opere giovanili con cui si apre la mostra racconta quel brevissimo volgere di anni in cui il pittore, bruciando le tappe, assimilò le conquiste degli impressionisti, di Van Gogh e di Gauguin, per approdare a quella rivoluzione nell’arte moderna che fu il fauvisme. Prima avanguardia storica, all’alba del Novecento, il fauvisme ha sovvertito i canoni della rappresentazione classica e naturalistica per tradurre sulla tela, in un’esplosione di colori puri, l’universo delle emozioni che agitano l’animo dell’artista di fronte alla realtà. Una sequenza di capolavori accompagna il visitatore alla riscoperta di questa straordinaria stagione: I dintorni di Collioure (1905), che documenta l’incontro con l’abbagliante luce mediterranea e il sodalizio artistico con Matisse; Il ponte di Waterloo (1906-07), eseguito in seguito ai soggiorni a Londra su incarico del celebre mercante d’arte Ambroise Vollard; o ancora un manifesto della vita bohémien di Montmartre come Donna in camicia (1906), dipinto con colori dissonanti ed una grafia nervosa e caricaturale, che mettono a nudo l’indole felina e provocatoria della modella.

Il fascino occulto dell’arte primitiva, insieme alla grande lezione di Cézanne sono la chiave della successiva svolta di Derain. Essa trova espressione innanzitutto nella xilografia e nella scultura in pietra, di cui uno dei rari, bellissimi esempi è Nudo in piedi del 1907, un’“Eva” tahitiana o indiana dai volumi appena sbozzati. Nelle nature morte e nei paesaggi del sud della Francia e della Spagna (1907-11), protagonisti della sezione successiva, il pittore sperimenta una semplificazione geometrica delle forme che affianca le prime ricerche cubiste degli amici Picasso e Braque.

La parte centrale della rassegna è dedicato ai ritratti e alle nature morte del cosiddetto periodo “gotico” (1912-14), maestose e ascetiche icone, ispirate alle origini dell’arte occidentale, che esercitarono una misteriosa seduzione su generazioni di artisti e poeti. Un nucleo eccezionale di prestiti provenienti da San Pietroburgo, Copenaghen, Parigi, Washington e New York ha permesso di riunire alcuni tra i massimi esiti di questa grande stagione del pittore, fra i quali il Ritratto di Lucie Kahnweiler (1913), due celebri versioni del Ritratto di ragazza (1913-14), o ancora la Natura morta con tavolozza (1914).

Dopo la drammatica parentesi della prima guerra mondiale, Derain non cessò più di interrogare i maestri del passato e di inseguire i loro segreti perduti, reinterpretando in chiave moderna la pittura Tiziano, di David o di Renoir. Lo documenta in mostra una galleria di ritratti e di nudi degli anni Venti e Trenta, splendidamente eseguiti, spogli di ogni elemento accessorio e torniti da una calda luce dorata, come Nudo del 1925 ispirato a Renoir. Un posto di rilievo è poi riservato alla serie dei ritratti della nipote Geneviève (1931-38), ancora adolescente oppure già ragazza, che ebbero un’influenza determinante sulla pittura di Balthus.

Derain è anche il maestro delle nature morte (1925-1945): sia che si ispiri ai grandi olandesi, sia che reinterpreti l’arte romana, egli sembra evocare «l’apparenza meravigliosa, attraente e sconosciuta di ogni cosa», per usare le parole di Giacometti che fu suo grande ammiratore.

La mostra si chiude con le grandi composizioni decorative eseguite a partire dal 1935, scenografiche celebrazioni della "bella pittura" che testimoniano una rara qualità di luce e di materia.

  • Orario: aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso dalle 9.00 alle 19.00.
  • Aperto anche: 1 novembre; 8, 25, 26 dicembre; 1 e 6 gennaio.
  • Ingresso: intero euro 9.00, ridotto euro 7.50, scuole euro 4.00.
  • Mostra organizzata in collaborazione da Ferrara Arte e dallo Statens Museum for Kunst di Copenaghen.
  • Catalogo edito da Ferrara Arte a cura di Isabelle Monod-Fontaine, con testi di Isabelle Monod-Fontaine, Silvia Garinei, Chiara Vorrasi e Sibylle Pieyre de Mandiargues.
  • Call Center Ferrara Mostre e Musei: tel. 0532.244949, fax 0532.203064,

Comunicato segnalato da: Ufficio stampa: Studio ESSECI

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Ultimo aggiornamento: 26/01/2007 (10:39)

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