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Mostra: Mimmo Rotella Artypo

Archivio 2004 - Rovigo 30 maggio-11 luglio 2004

Sabato 29 maggio alle ore 18 s'inuagura a Rovigo, nelle sale dell'Accademia dei Concordi, Mimmo Rotella Artypo, espressamente dedicata ad un aspetto fondamentale della produzione dell'artista, non ancora sufficientemente indagata.

La rassegna, a cura di Alberto Fiz, in collaborazione con Piero Mascitti, direttore della Fondazione Mimmo Rotella e Antonio Romagnolo, direttore della Pinacoteca dell'Accademia e organizzata dalla Dadadopo di Rovigo, presenta, sino all'11 luglio, una selezione di 30 opere realizzate tra il 1963 e il 1975 che documenta l'arte fotomeccanica di Rotella dove l'appropriazione diretta dell'immagine consente d'indagare la modernità con uno sguardo nuovo.

Non a caso è stato proprio Rotella a coniare, nel 1965, il termine Mec-Art sottolineando le caratteristiche di un'arte meccanica che instaura un rapporto diretto con le nuove tecniche e sostituisce l'arte da cavalletto.

L'iniziativa proposta a Rovigo va collocata all'interno dell'ampia riconsiderazione critica che negli ultimi anni ha interessato la ricerca di Rotella, uno dei più significativi protagonisti dell'arte italiana. Proprio il 12 maggio l'Università di Architettura di Reggio Calabria gli conferisce la laurea honoris causa in Architettura. Se l'attenzione si è soffermata prevalentemente sui décollage, non meno significativa e ricca di conseguenze sui recenti sviluppi dell'estetica, appare l'arte fotomeccanica analizzata dalla mostra ma anche dalla monografia-catalogo sugli artypo edita da Allemandi.

Il volume, curato da Alberto Fiz, che viene presentato in questa circostanza, propone oltre 150 lavori di arte fotomeccanica e rappresenta la più esaustiva pubblicazione realizzata sino ad ora su questo argomento.

Non va, poi, dimenticato che l'esposizione all'Accademia dei Concordi viene affiancata da un'altra rassegna selezionata di artypo allestita a Palazzo Casalini di Rovigo, sede della Banca di Credito Cooperativo.

Se il décollage, inventato da Rotella nel 1953, rappresenta una vera e propria lacerazione del sistema formale per giungere ad una nuova riappropriazione critica e consapevole, l'arte fotomeccanica nasce dall'esigenza di reintegrare, sovrapponendoli, i frammenti di realtà.

La mostra prende le mosse dai réportages, immagini fotografiche riportate su tela. E a questo proposito Rotella ha scritto all'inizio degli anni Sessanta: "Le mie nuove opere non sono più décollages ma réportages, per meglio dire riporti di immagini su tela a colori o in bianco e nero".

Dopo queste premesse, si giunge agli artypo (letteralmente arte tipografica) esposti per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia nel 1966. Sono opere che nascono direttamente dalla tipografia utilizzando le prove di stampa su cui lo stampatore controlla la qualità delle immagini e dei colori. "Sono invenzioni trovate e selezionate che venivano incollate su tela e facevano parte delle nuove invenzioni pittoriche", ha affermato Rotella. Un'intervento, insomma, solo in apparenza neutro ma ricco di profondi significati dal momento che l'artista s'impossessa delle tecniche industriali e tecnologiche per farne uno strumento d'indagine del tutto autonomo. E, soprattutto, innesca un meccansimo virtuoso che parte dal riutilizzo dei prodotti di scarto, dal momento che ciò che interessa a Rotella è proprio  l'errore, la prova di stampa non riuscita.

"La mostra proposta a Rovigo permette di analizzare un'esperienza fortemente sperimentale che pone Rotella e la Mec-Art in relazione con la pop art americana e in particolare con i combine- painting di Robert Rauschenberg e le serigrafie di Andy Warhol. Ma non va dimenticato che le opere fotomeccaniche costituiscono un punto di riferimento importante anche per le recenti esperienze fotografiche videoinstallative e virtuali", spiega Alberto Fiz.

Gli artypo che hanno come argomento la pubblicità, il cinema o la stessa cronaca quotidiana (in mostra sono esposti, tra l'altro, Smile, 1966; Con cento lire al giorno è vostra, 1966; Frutti siciliani, 1966; Provatela anche così, 1966; Wrangler, 1975, A forma di bottiglia, 1977), sono opere prevalentemente astratte dove la realtà emerge nella sua continua trasformazione in un blob visivo ricco di conseguenze.

"L'immagine, acquista un'allucinante tensione, più fredda nel processo , ma appunto per questo più spettrale nei tagli, nel potere evocativo, nella dinamica che sconvolge i fuochi compositivi, nel riferimento all'assurdo meccanico della vita", ha sottolineato Guido Ballo in occasione di una mostra di Rotella alla galleria Il Naviglio che si è svolta nel 1966. L'anno dopo viene organizzata al Van Abee Museum di Eindhoven in Olanda una mostra intitolata Artypo che ha per tempo le diverse forme di arte tipografica realizzata da artisti e poeti. Vi partecipa, ovviamente, anche Rotella che da quell'esperienza trarrà lo spunto per battezzare i suoi artypo in grado di modificare la nostra percezione del reale.

 MIMMO ROTELLA. ARTYPO

  • Rovigo, Accademia dei Concordi, Piazza Vittorio Emanuele, 14;
    Banca di Credito Cooperativo Padana Orientale San Marco - via Casalini, 10 -  Rovigo
  • 30 maggio - 11 luglio 2004
  • Patrocinio: Amministrazione Provinciale di Rovigo - Comune di Rovigo
  • Curatore: Alberto Fiz in collaborazione con Piero Mascitti e Antonio Romagnolo
  • Organizzazione: Fondazione Mimmo Rotella - Accademia dei Concordi - Dadadopo
  • Orari: 10.00-12.30; 16.00-20.00 (chiuso il lunedì)
  • Ingresso: 5,00 euro compresa visita Pinacoteca Accademia dei Concordi
  • Catalogo: Umberto Allemandi, prima monografia espressamente dedicata agli Artypo con 150 opere riprodotte. A cura di Alberto Fiz
  • Info: Dadadopo - Viale Porta Po 87/B - Rovigo; tel. 0425.474751 email hydrostudio@dada.it
  • Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo - tel. 049 663499; info@studioesseci.net.

Comunicato curato da ufficio stampa Studio Esseci

Ultimo aggiornamento: 20/07/2004 (14:40)
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