Mostra di Emilio Vedova18 giugno - 10 luglio 2005Negli spazi della Galleria EXCALIBUR Artecontemporanea di Solcio di Lesa, si inaugura sabato 18 giugno alle ore 18.00 la mostra di Emilio Vedova. Sono 20 carte dagli anni 60 agli anni 90 di medie e piccole dimensioni del grande astrattista italiano. L'immagine di Vedova sembra più simile a quella di Clyfford Stillche a quella di Mondrian. Risulta infatti da un insieme di macchie colorate senza alcun schema d'ordine; ma si nota subito che l'immagine spaziale è agitata, drammatica. Non può contenersi in un unico piano di proiezione; lo spazio del quadro, infatti, si frantuma in tanti piani , anche materialmente distinti. Vedova, infatti, abbandona la superficie del quadro: i suoi plurimi sono composti di piani variamente orientati e muovibili: sono lo spazio ristretto e animato entro il quale l'artista compensa l'oppressione del limite con la dirompente violenza del colore. Non è uno spazio che si forma, come nei pittori d'azione americani, ma uno spazio che esplode: cosmo che ritorna caos. Vedova non dissimula il proprio movente ideologico-politico: di fronte ad un succedersi di eventi politici che offendono e mortificano la coscienza, reagisce denunciando la rovina dei grandi valori della natura e della storia e dimostrando come soltanto nella rivolta morale si possa recuperare la condizione naturale e storica della libertà. Nonostante l'apparente analogia con la pittura d'azione americana, la sua pittura presuppone una cultura tipicamente europea, e ne riflette drammaticamente la crisi storica. Emilio VedovaNato a Venezia nel 1919. Fin dagli esordi il tema principale è la condizione esistenziale dell'uomo nella società contemporanea. Nel 1946 è a Milano dove firma il manifesto Oltre Guernica; aderisce alla nuova Secessione artistica, poi al Fronte Nuovo della Arti. Oppositore del neorealismo è tra i protagonisti della rottura tra pittori figurativi e pittori astratti. Nel 1947 dipinge la serie delle geometrie nere , in cui adotta soluzioni geometrizzanti ispirate ai futuristi e a Picasso. Durante i primi anni Cinquanta sviluppa uno stile gestuale facendo uso di colori fortemente contrastanti, soprattutto neri , e di larghe pennellate. Del 1953 sono il Ciclo della Protesta e il ciclo della natura, presentati alla Biennale di Venezia dell'anno successivo mentre a Documentaa Kassel nel 1955 espone il Ciclo della Protesta per il Brasile. Nei primi anni Sessanta da inizio a una nuova linea di ricerca pittorica chew approda ai plurimi, strutture tridimensionali dipinte che aggrediscono lo spazio circostante. Vive e lavora a Venezia. Comunicato segnalato da Galleria EXCALIBUR |